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collective works

eu kunstschau

EU opera del collettivo Kunstschau

2021

EU è il primo intervento ad opera degli artisti del collettivo Kunstschau composto da Anna Dormio, Violetta Barba, Chiara Bevilacqua, Roberto Lacarbonara, Laura Learario e Giancarlo Nunziato che nel 2018 hanno fondato l'omonimo project-space nel cuore del quartiere San Pio di Lecce. Se il Il primo progetto del collettivo è stato la creazione di Kunstschau_Contemporary Place, un box auto all’interno di uno spazio condominiale che abbandonando la sua originale funzione diviene un project-space dedicato alla sperimentazione e alla ricerca, capace di rigenerarsi ad ogni intervento degli artisti invitati attraverso operazioni site-specific, EU è il primo intervento ad opera del collettivo..

Il titolo dell'opera e della mostra, "EU", allude ad una doppia accezione. Per un verso richiama la sigla della European Union e dei suoi Paesi membri; per l'altro si riferisce all'etimologia greca della parola "εὖ", ovvero "il bene, la bontà". Un suffisso, quest'ultimo, che ricorre in una delle parole al centro del dibattito sociale, politico e culturale nell'intero continente in questi mesi: "eutanasia" (dal gr. εὐϑανασία, εὖ+ϑάνατος, la buona morte).

L'intervento riflette sulla recente proposta referendaria "Eutanasia legale. Liberi fino alla fine" che in Italia ha visto l'adesione di oltre 1.200.000 firmatari alla chiusura della raccolta firme del 31 settembre 2021.
L'impiego della spugna idrofila, il cui utilizzo ricorre nell'industria florovivaistica al fine di prolungare artificialmente la vita e la vivacità dei fiori recisi, definisce uno spazio asettico, impraticabile, laddove i parallelepipedi verdi disposti a pavimento non recano alcuna traccia di presenza o di passaggio umano.
Sul fondo della white room, impilati in ordine su di una mensola bianca, quattro camici verdi, utilizzati in campo medico-chirurgico, rimandano alla definizione di uno spazio ospedaliero ma anche all'impiego, da parte di quattro Paesi europei, delle leggi su eutanasia legale e suicidio medicalmente assistito.
L'opera del Collettivo Kunstschau vuole essere un dispositivo di innesco della riflessione sui temi di vita e morte, naturale e artificiale, etica e libertà. Attraverso il cortocircuito tra i materiali impiegati, i colori dei supporti e l'insidia etimologica del linguaggio, la mostra apre ad ipotesi controverse, mostrando da un lato il vuoto legislativo su un tema di carattere universale, dall'altro l'inaccessibilità dello spazio logico che tale questione comporta nella sua impossibile risoluzione.

more info:
Kunstschau

 

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FOLD FLUIDS

2020

fold fluis work

All’interno della mostra del Museo Novecento di Firenze, ALLAN KAPROW. I will always be a painter - of sorts. Drawings, Paintings, Happenings, Environments (20/02-05/10/2020), a cura di Sergio Risaliti e Barry Rosen, sono previste quattro reinvention di due delle opere più emblematiche dell'artista. Una di queste è stata ideata dagli artisti de La meraviglia

A partire dagli anni Ottanta, Kaprow inizia a riflettere sulle implicazioni metodologiche e intellettuali legate all’esposizione delle sue opere, in particolare degli happening e degli environment. Decide così di dare la possibilità ad altri di reinventare, autorizzando la creazione di nuove versioni dei suoi lavori. Le reinvenzioni si basano sull’acquisizione di una serie di informazioni relative agli happening e agli environment nonché sulla condivisione di alcuni principi di base: la site-specificità, l’impermanenza, l’immediatezza e la messa in dubbio di ogni certezza artistica.


FOLD FLUIDS è la reinvention ideata da Anna Dormio, Davide D’Amelio, Bekhbaatar Enkthur, Esma Ilter, Giulia Poppi, Negar Sh, i sei giovani artisti che nell'anno 2019-2020 hanno svolto una residenza presso la Manifattura Tabacchi di Firenze.
Per tre mesi il pubblico del museo potrà partecipare alla costruzione di una versione di FLUIDS realizzata non più con blocchi di ghiaccio ma con fogli di carta piegati secondo la tecnica degli origami. Nelle mani dei visitatori ciascun foglio si trasforma in un mattone di carta che andrà a costruire un parallelepipedo di 9 x 2,5 metri, rispettando le dimensioni originali della prima versione di FLUIDS.
Nella cultura popolare italiana è consuetudine dire “fare un castello di carta” per alludere ad un’impresa che è destinata a fallire, ma è nel fallimento, nella messa in discussione e nella costante distruzione che si aprono nuove possibilità di riorganizzazione delle strutture, siano esse sociali, economiche o politiche.

In collaborazione con Manifattura Tabacchi

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Sei opere collettive de La meraviglia

2019-2020

opere coll la meraviglia

Sei opere collettive realizzate durante La meraviglia (2019-2020) seconda edizione di residenza d'artista a cura di Sergio Risaliti
presso Manifattura Tabacchi. 

Opere realizzate dai sei artisti in residenza Anna Dormio, Davide D'Amelio, Esma Ilter, Giulia Poppi, Negar Sh, Bekhbaatar Enkhtur con: 
Stefania Galegati, Rä Di Martino, Pantani-Surace, Goldschmied&Chiari, Elena Mazzi Robert Pettena.

In gallery le opere collettive in ordine di presentazione:
Untitled (2020); Un-mappable zones for de-colonisation of space and mind (2020); Blue Tobacco (2019/2020); Edelweisse (2019/2020); Raw Fish (2019); Tutto parte dal problema di Esma con il permesso di soggiorno e dalla volontà di risolverlo insieme (2019).

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Untitled

2020
vinile adesivo, audio
Sei elementi di dimensioni variabili

di Anna Dormio, D. D’Amelio, B. Enkhtur, E.Ilter, G. Poppi, N. Sh con Elena Mazzi

© crediti fotografici Ph. Giovanni Savi; Ph. Leonardo Morfini

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50100

2019

50100

50100 (2019) è un progetto nato all’interno de La meraviglia, ideato e curato da Sergio Risaliti.
I sei artisti in residenza hanno riscritto la mappa della città di Firenze, tracciando delle linee soggettive senza un programma preordinato e iscrivendola in un progetto artistico.

Mappa 50100, lavoro collettivo con le opere degli artisti in residenza Anna Dormio, D. D'Amelio, E. Ilter, G. Poppi, N. Sh, B. Enkhtur

testo critico di Sergio Risaliti all'interno della mappa 50100

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Sei opere collettive per In sei atti

2019

in sei atti works

Il 28 maggio 2019, presso Casa Morra – Archivio d’Arte Contemporanea, i venti protagonisti (artisti e non) del progetto hanno presentato al pubblico il lavoro svolto in forma collettiva, attraverso performance condivise e contemporanee. Una “restituzione” forte e consapevole dell’importanza conoscitiva, ma anche politica, del processo di sviluppo di comunità intrapreso: corpi, e non soltanto schermi; voci, e non soltanto “applicazioni”, gesti e non soltanto tecnologie.
 

IN SEI ATTI sono le forme – del vivere, del conoscere, del fare esperienza – che acquisiscono priorità. Il prodotto dell’esperienza formativa mette inevitabilmente in discussione ogni possibile contenuto, identificando proprio nel “niente” l’argomento intorno a cui – ma anche all’interno di cui – lavorare.

Anna Dormio, Francesca Carfeda, Daniela D’amore, Mariateresa De Cristofaro, Luisa De Donato, Carmela De Falco, Giuliana Divino, Giovanni Ferrara, Simona Anna Gentile, Sara Maietta, Viviana Marchiò, Rachele Montoro, Caterina Morigi, Salvatore Pastore, Maria Grazia Piccirillo, Alessandro Piromallo, Noemi Saltalamacchia, Antonia Treccagnoli e Marco Vitale, con la guida di Cesare Pietroiusti artista e ideatore del progetto, daranno vita ad un macro-lavoro unico diviso in più atti.
 

Sei + Uno sono i momenti di grammatica comune derivata dai micro-compromessi della condivisione. Uno (Carte da Giogo); Due (Scala 1:1); Tre (Discorso sul niente o dell’impossibile dirsi del nulla); Quattro (Cavità); Cinque (We are too sad to tell you); Sei (Manifesto del non fatto) e In sei atti – Contributi (autopubblicazione) sono le congiunture di autorialità condivisa messe in scena in luoghi significativi di Casa Morra, diversi modi per vivere la comunità (data dalla somma dei partecipanti al progetto) negli spazi in cui la comunità è stata esperita.
 

Muoversi, parlare, compiere azioni più o meno complesse, giocare: tutto ciò si realizzerà avendo in mente che si sta “lavorando” non soltanto CON ma anche PER gli altri.

E cosa significa “lavorare”? Fare, o dire, niente non è pur sempre un fare?

Forse, alla fine, non abbiamo fatti; ma soltanto cose che si stanno facendo.

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IN SEI ATTI, Uno
(Carte da Giogo)

Estraneazione come azione di disaccordo/rifiuto da ciò che viene imposto, raggiungendo uno stadio di piacere e coesione con l'Io negato dalle strutture sociali. La performance consiste in un torneo di Burraco limitato a quattro soli componenti, i quali in coppia si sfidano per otto ore, mentre il quotidiano continua a svolgersi regolarmente. Affermare il concetto di alienazione ​con un atteggiamento ludico, è l'intenzione di questo atto, spiegare tramite il suo paradosso (ovvero il gioco) una condizione oppressiva.

Entreranno a ​"giogare" ​vari fattori già provati in precedenza, quali la competizione, la "guerra alla sopravvivenza", il crearsi un rifugio astratto nel quale estraniarsi e trovare il proprio spazio/luogo.
Potrebbe non essere un piacere, anzi, l'obbligo a stare isolati dal contesto sociale potrebbe avere una sola conseguenza, il delirio; quella coesione con l'Io negato non è una negazione positiva bensì in quel gesto di astenersi dalla realtà trovando come escamotage il gioco, che è l'affermazione del Nulla.

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